Italia, Roveda 1955, Parabiago 2015

Progetto: Luciano Giorgi/Studio LGB

Foto: Daniele de Carolis

La continuità, sia spaziale che visiva, è la parola chiave del progetto svolto da LGB per Roveda a Parabiago (proprietà Chanel) che ha previsto l’unione di due capannoni esistenti, connessi tramite il progetto da una grande apertura, il conseguente ampliamento della produzione e la sistemazione della zona uffici e ricevimento ospiti.

 

L’intervento si articola lungo alcune direzioni suggerite a sostegno della ritmica successione dei nuovi spazi in coerenza sia con la volontà di connettere le diverse funzioni sia con l’attitudine del marchio a sperimentare nuovi modi di lavorare e produrre.

 

L’accesso originale è mantenuto ed è oggi a solo uso dei dipendenti.

 

Questo conduce ad una piccola hall da cui si accede all’agorà, un nuovo spazio informale, modellato sull’idea di comunità e di scambio, un luogo dell’incontro polivalente che bene si adatta a contenere diverse attività, dal pranzo alla riunione al relax.

 

I due nuovi accessi avanzano rispettivamente dal nuovo parcheggio rialzato verso il corridoio principale al centro della struttura, passando attraverso un evocativo tunnel scavato nella luce interna di una delle travi reticolari strutturali e sospeso sullo spazio della produzione, e dalla strada che fronteggia lo stabilimento verso il foyer per gli ospiti al piano terra.

 

Il foyer, con vista sul laboratorio di prova dei materiali e sulle sulle sue macchine in funzione, è composto da uno spazio a doppia altezza dove una grande membrana semitrasparente composta di bande metalliche verticali lascia intravedere la scala che conduce al piano superiore e su cui si sovrappone un salotto informale fatto di sedute e tavolini dai toni scuri.

 

L’ingresso allo stabilimento presenta seppur in uno spazio ridotto, tutti i canoni adottati dal progetto: i toni scuri a contrasto con i grandi ambienti illuminati della produzione, la connivenza di aree destinate all’ufficio con aree destinate alla sosta e al relax, la dimensione dei corridoi e degli spazi interstiziali il cui calibro è volutamente lasciato largo per consentire l’incontro tra persone, la presenza tangibile delle macchine in funzione e del lavoro manuale percepibili anche dagli ambienti classicamente dedicati agli uffici e all’accoglienza.

 

Elemento che nasce nel foyer e si svilupperà anche negli spazi superiori è il museo lineare, costituito da una nicchia luminosa continua posta ad una quota bassa, che si accosta alla scelta dei toni scuri dell’intero spazio, e che illumina i larghi corridoio avvolgendoli in una morbida penombra.

 

Essa contiene la storia della collezione Roveda completa dei pezzi iconici collegati ai designers che ne hanno curato il progetto.

 

Il museo lineare prosegue nel lungo corridoio principale posto al primo piano e sospeso sopra la zona produzione, vero fulcro del nuovo intervento dal quale si dipanano le nuove funzioni. Qui due vetrate demarcano lo sbarco delle scale e affacciano rispettivamente sull’esterno, filtrato da un piccolo giardino sospeso sulla facciata esterna, e sulla zona produzione generando una sorta di luogo in-between tra i due ambienti.

 

Due stecche di uffici si articolano alle estremità di questo corridoio, una più contenuta e appartata, dedicata al ricevimento degli ospiti e al direttore della modelleria, l’altra più ampia provvista all’imbocco sia di una grande sala riunioni affacciata sulla produzione sia dello studio dell’amministratore delegato che manifesta una misurata informalità con la presenza di poltrone sacco per meeting combinate ad una sobria scrivania. Nella fluida successione di spazi che si muovono dal corridoio nasce la modelleria.

 

Qui tre file di tavoli da lavoro, illuminati zenitalmente da tre lunghi lucernari, si affacciano sulla produzione dimostrano l’impegno posto nel mantenimento della continuità visiva, premiato da un profonda vista che abbraccia l’intero spazio sottostante.

 

Dalla produzione infine, ora ampliata ed elemento sotteso a tutto il nuovo sistema di funzioni, si ha una percezione frammentata ma continua dei volumi superiori.

 

Il disegno delle diverse aperture cambia ma esse rimangono filtro e elemento attraverso il quale i diversi ambienti dialogano.

 

I dettagli rimandano ad un immaginario ibrido, che ha sia i tratti dello scenario industriale, sia il sapore dell’ufficio dirigenziale, all’interno di quest’ultimo una lamiera spazzolata detta il ritmo delle partizioni trasparenti il cui grado di privacy è regolabile tramite delle tapparelle nere.

 

Una serie di sentences stampate a stencyl lungo la promenade spaziale creano un collegamento diretto tra il cliente e il credo aziendale.