Italia, Milano 2013

Progetto: Luciano Giorgi

Foto: Tommaso Sartori

A dispetto degli inevitabili cambiamenti subiti negli ultimi decenni il quartiere di Brera, pur non essendo più un quartiere in cui proliferano attività artigianali più o meno creative (ed i negozi specializzati in articoli da disegno hanno lasciato i loro spazi alle gallerie di vintage e antiquariato cosi come ai marchi di moda), grazie forse alla morfologia del suo impianto urbano e alle caratteristiche tipologie architettoniche presenti, resta certamente uno dei quartieri milanesi di maggior identità.

 

L’appartamento in oggetto, ritagliato in un silenziosissimo cortile di un edificio a ringhiera, nato certamente con una destinazione artigianale-industriale, successivamente si è poi trasformato a varie funzioni tra cui tipografia: una lunga/breve storia che salva, dalla prima stesura del progetto sino ad oggi, una pianta disegnata da spessi muri con ambienti costruiti attorno ad uno spazio sovrapposto ad un grande lucernario di sapore ottocentesco, quasi “eiffeliano”, come un alto cappello realizzato in ferro e vetro che illumina gli ambienti, disegnando con forza l’interno dello spazio.

 

L’ultima recentissima trasformazione voluta da una coppia di collezionisti d’arte che vive lontano dalla città, ha eliminato ogni superfetazione, lasciando ai soli muri portanti e ad una scenografia di importanti elementi d’arredo di scala architettonica, il compito di tenere separati gli spazi, restituendo così maggior fluidità all’interno.

 

Un nuovo pavimento in legno, realizzato in tavole di rovere di enorme formato (spesso arrivano ad 8 metri di lunghezza), ha venature sinuose che accompagnano in tutti gli ambienti e anfratti della casa. Le pareti, tutte di un candido color gesso, abbagliano anche grazie al riflesso dato dalla luce zenitale.

 

Una ristrutturazione ultra tecnologica sul piano dei sistemi di sicurezza, dove più tipologie di illuminazione si sovrappongono nell’intento di realizzare differenti percezioni dello spazio e appena entrati, aperta la grande porta vetrata gemella del lucernario, superata la soglia in nero africa bocciardato e acidato, la luce arriva dall’alto; spalle al cortile, ci si trova di fronte ad una lunga parete di libri d’arte, meticolosamente raccolti dentro ad una scaffalatura realizzata in legno carbonizzato.

 

A destra si accede alla cucina, abitabile e interamente in acciaio, a sinistra un acrossage a parete di sculture ceramiche colorate (sono gli appendiabiti di Casa Cattaneo realizzata da Carlo Mollino nel 1952 sul Lago Maggiore) fa da segnale al percorso principale. Ed eccoci nel cuore della casa, la prima sala, pranzo/studio, sottoposta al grande lucernario, è quasi impossibile da misurare in altezza.

 

L’arredo, scarno, è fatto di pochi pezzi scelti con grande cura, in cui nulla è lasciato al caso.

 

Uno spazio arredato per un doppio utilizzo: studio/sala da pranzo. Un grande tavolo di Todd Bracher (produzione Fritz Hansen) è stato rimodellato da un piano in legno e cuoio realizzato su disegno.

 

Tutte intorno le sedie Luisa di Franco Albini (riedizione Cassina) rivestite di un panno di lana blu poggiano sui tappeti della serie Tapizoo di Gabetti&Isola realizzati nel 1970 per gli alloggi dell’Unità Residenziale Ovest Olivetti ad Ivrea. A parete una selezione di opere d’arte moderna prevalentemente italiane (tra queste opere di Fausto Melotti e di Lucio Fontana), ma anche pezzi contemporanei di Kelley Walker e di Anselm Kiefer.

 

I piccoli disegni futuristi sono di Balla e Depero, mentre da soffitto, in sospensione, un pianeta di Eliseo Mattiacci.

 

A lato, la grande sala pranzo/studio dialoga con un ambiente salotto la cui vista risulta coperta a tratti da una quinta di pilastri. L’ambiente è delimitato ai lati da due colonne preesistenti, realizzate in fusione di ghisa tipiche del primo periodo industriale, smaltate color crema.

 

A soffitto restano scoperte le travi strutturali del solaio soprastante realizzato in legno e laterizio. Il grande salotto è disegnato come un classico spazio di conversazione perimetrato da un bianco tappeto sardo realizzato a telaio, nel mezzo il grande sofa Fortuny customizzato da Axel Vervoordt (Anversa) di fronte al tavolino di Pierre Charpin della galleria Kreo (Parigi).

 

Sulla sinistra il divano Mex cube di Piero Lissoni (produzione Cassina) rivestito in velluto Pierre Frey, dall’altra parte due poltrone originali Tre Pezzi di Franco Albini prodotte da Poggi nel 1958. I tavoli in grigio carnico sono gli Eros di Angelo Mangiarotti nella riedizione di Agapecasa, le lampade con base in marmo statuario di Paul Nelson hanno paralumi realizzati espressamente per questo progetto in cotone e sughero da Servomuto. I piccoli tavolini sono di Piero Fornasetti e di Osvaldo Borsani.

 

A parete al centro un grande metallo di Fausto Melotti, due sicofoil degli anni ’70 di Carla Accardi, a sinistra una scultura in legno in legno appesa di Pietro Consagra, una scultura a pavimento di Giacomo Balla, a destra due opere di Arman, tra cui Hommage à Y. Klein, 1975 tubetti di colore inclusi in poliestere e sotto plexiglas, a terra Metallo Rosso “costruzione” del 1953 di Ettore Colla. Sul podio una terracotta smaltata della fine anni ‘60 di Pietro Consagra.

 

Sulle colonne opera di Giulio Paolini e collage in stoffa di Marca-Relli; sul divano a sinistra il cuscino con ricamo è un omaggio a Giacomo Balla di Riccardo Beretta.

 

In salotto impossibile non citare il mobile bar a scomparsa, realizzato su disegno, su precisa richiesta della padrona di casa, rivestito all’interno di un laminato lucido e retroilluminato, prende spunto dalle installazioni cinetiche degli artisti italiani attivi negli anni ’60.

 

Verso la zona notte in corridoio sul mobile in acciaio inox realizzato su disegno la lampada Patroclo di Gae Aulenti sviluppa un gioco di luce e ombra optical che si sposa con l’opera Oggetto ottico dinamico di Dadamaino (1961).

 

Nella suite una colonna in granito con capitello in beola grigia a piattabanda di un mezzo arco regge il soffitto parzialmente coperto dalla nuova controsoffittatura.

 

Dalla camera da letto si accede ad una stanza da bagno ed un guardaroba celati da arredi scorrevoli color gesso, gli arredi in legno di acero degli anni ‘40 sono stati disegnati da Alberto Camenzind per una villa in Canton Ticino (CH).

 

Le lampade sui comodini sono le Monachella di Caccia Dominioni (di Azucena).

 

Sullo scrittoio lampada AM/AS di Franco Albini (Sirrah). Le opere installate sono ritratti: un gouache su carta di Francis Picabia, ed un grande ritratto fotografico di Craigie Horsfield.

Il risultato è una casa di passaggio in cui poter ricevere amici o, diversamente, in cui poter lavorare in grande libertà e comfort, circondati e protetti da una collezione d’arte se pur distanti da oggetti di affezione…