Italia, Stromboli 2008-2010
Progetto: Luciano Giorgi
Isola di Stromboli: Casa Falk ( dal nome del vecchio proprietario) è situata nel quartiere di Piscità, ultimo quartiere arrivando dal porto, il più vicino alla Sciara del fuoco.
Nel 1950 il gruppo di fabbricati, all’epoca un nucleo di case per pescatori quasi totalmente abbandonato, viene usato come set cinematografico nel film “Stromboli, Terra di Dio” di Rossellini, ed è la casa in cui la protagonista, interpretata da Ingrid Bergman, vive.
Alla fine degli anni ‘60 viene acquistata dall’artista svizzero Hans Falk che interviene con una ristrutturazione drastica degli edifici pur mantenendo intatti i caratteri archetipici dell’architettura eoliana.
Nel 2008 la casa viene nuovamente riacquistata da un avvocato basilese con grande passione per l’arte contemporanea.
In questa circostanza la casa subisce un nuovo restauro seguito dall’architetto italiano Luciano Giorgi (con la collaborazione di Andrea Rubini).
Si sceglie di seguire un approccio basato su un processo di sottrazione e semplificazione (rarefazione dell’oggetto) delle forme che enfatizzi l’aspetto metafisico, già intrinseco in quell’architettura, costituita da volumetrie astratte con scultoree aperture, volumi abbaglianti alla luce del giorno nel loro gessoso candore.
La casa riunisce all’interno di un grande giardino cintato da alti muri un vecchio nucleo di case, quasi una casbah chiusa in se stessa che, a sua volta, si apre in un rapporto plateale verso i due elementi fondamentali dell’isola, il mare ed il vulcano.
All’interno del recinto fondamentale e’ il ruolo dato agli spazi aperti: varcata la soglia della proprietà un giardino di macchia mediterranea filtra il rapporto tra l’esterno e l’interno, a seguire una successione di terrazze, patii e percorsi pavimentati in pietra lavica disposti su vari livelli che connettono i vari edifici, fino ad aprirsi al mare. Il collegamento ai primi piani avviene esclusivamente tramite le originali scale esterne.
La scelta dei materiali, pur adagiandosi alla situazione precedente, è decisamente radicale. Un’idea subito condivisa da architetto e committente e’ quella di utilizzare materiali reperibili in Italia (autoctoni), quindi pietra lavica cavata alle pendici dell’Etna, cosi come il legno di castagno, unica essenza recuperabile nei boschi della Sicilia e lo statuario che viene dalle cave di Carrara, pietra indissolubilmente legata alla storia della scultura italiana, cosi come le finestre e le porte di bronzo realizzate in Veneto, regione e bacino geografico le cui specificità attingono agli echi ancora forti delle esperienze progettuali di Carlo Scarpa.
Al piano terra viene utilizzata la pietra lavica in continuità con le pavimentazioni esterne, a restituire l’idea di vivere su un’enorme piattaforma materica di pietra grigia, mentre ai primi piani viene utilizzato lo statuario che, unito alle pareti bianche dei muri, restituisce ambienti più ovattati. Muri e scale in intonaco bianco.
Porte e finestre, quasi nascoste alla vista esterna grazie ad un dettaglio delle murature, sono realizzate in bronzo naturale che si lascia ossidare dagli agenti atmosferici.
All’interno degli ambienti una doppia gerarchia degli arredi, una prima parte di arredo fisso realizzata interamente su disegno in muratura e legno di castagno restituisce uno scheletro su cui il proprietario interviene con una raffinata selezione di mobili vintage, limited-edition contemporanee ed opere d’arte.
I primi piani sono dedicati agli spazi privati, quattro camere da letto di cui due grandi suite con terrazzo con doppio affaccio mare/vulcano, in una delle due il grande camino brutalista in cemento simile ad un collo di giraffa recuperato nell’intervento.
Al piano terra dei 4 corpi esistenti trovano principalmente collocazione grandi ambienti a destinazione comune (ad utilizzo collettivo): la cucina con annessa sala da pranzo, uno studio-library con camino, una zona spa attrezzata di una steam-room, un living a doppio affaccio, da una parte aperto verso il mare e dall’altra aperto verso un patio verde ricavato dalla demolizione di una porzione di fabbricato, una scelta radicale, atto di rinuncia che va a sottolineare uno dei principi fondamentali del progetto: lusso e natura sono imprescindibili.