Svizzera, Lugano 2009

Progetto: Luciano Giorgi

Foto: Tommaso Sartori, Styling: Elisa Ossino Studio

La casa di un collezionista è sempre un pò galleria, e come tale anche work in progress.
Non fa eccezione questa dimora nel centro di Lugano, in un edificio di fine anni ‘20 schermate dalla strada da un giardino con alberi ad alto fusto.
Il proprietario, art-dealer con una vera passione per il suo lavoro, sognava da tempo di poter disporre di un’abitazione simile.: d’epoca e mai ristrutturata, rifletteva appieno l’understatment che caratterizza il suo stile di vita.

 

Acquistato l’appartamento, si è rivolto per la risistemazione all’architetto Luciano Giorgi, partecipando attivamente al nuovo concept.
Un lavoro a quattro mani per rendere attuali gli interni senza stravolgerne le origini soprattutto per trovare il giusto punto di equilibrio con le collezioni di opere d’arte, antiquariato, design del padrone di casa, che trovano collocazioni diverse anche a seconda degli stati d’animo.

 

Il progetto ha mantenuto l’impianto originario con il corridoio centrale che distribuisce gli ambienti; alcune stanze di servizio sono state invece unite per creare una sorta di project room, che l’art-dealer usa talvolta per esporre statement di artisti o piccole collettive.

 

I pavimenti in parquet sono stati recuperati, così come quelli a mattonelle di cemento, levigati e trattati con cere naturali.

 

Alle pareti invece è stato creato un interessante gioco cromatico: al bianco dell’ingresso, mantenuto anche nel living, si affacciano intense tonalità di marroni-grigi per la cucina e il pranzo e di marroni-neri per la stanza da letto dove sono coinvolti anche porte e cornici.

 

L’intervento, annunciato già con uno stacco di colore netto e improvviso nei corridoi, nelle parti attigue alle stanze, è anche un modo per rileggere l’eclettismo della collezione che raccoglie opere molto diverse tra loro ma legate da un particolare equilibrio, creando un percorso che mescola pittura antica e opere contemporanee, antiquario e must del design, dagli anni ‘60 ai 2000.

 

Il concetto di work in progress ha coinvolto in parte anche il progetto: per esempio, il grande tondo a soffitto in cucina nasce da un’idea improvvisa nel cuore della notte: “inizialmente la stanza doveva essere, oltre la fascia di piastrelle, tutta dipinta in total brown. Ma verso le 4 del mattino, poche ore prima che iniziasse il lavoro del pittore, io ed il proprietario ci siamo scambiati via sms le ipotesi su come rischiarare l’ambiente”. L’inserto bianco totale è nato così, da una notte insonne e da un rapporto di fiducia tra architetto e committente.

 

“Se dovessi definire il mio lavoro, lo direi sfondo di una bella collezione eclettica e terreno neutro, ma di carattere, in cui la personalità e le scelte del collezionista non devono essere sopraffatte dall’intervento sugli interni.”